Che cosa succede in Germania?
Nell’intervista del «Corriere d’Italia» a Dieter Kattenbusch, ordinario di italianistica alla Humboldt-Universität di Berlino, si prospetta il futuro della lingua italiana e dell’italianistica in Germania. Una situazione allarmante.
[Fonte: www.corritalia.de - riprodotto da INFORM, num. 10, 14 gennaio 2005, http://www.mclink.it/com/inform/art/05n003a8.htm]
La catastrofe dell’insegnamento delle lingue romanze in Germania. “Gli istituti minori dovranno, se mai sopravviveranno, sacrificare l’italiano”
FRANCOFORTE – Il “Corriere d’Italia” di Francoforte nel numero di gennaio pubblica un’intervista di Gherardo Ugolini al prof. Dieter Kattenbusch, ordinario di italianistica alla Humboldt-Universität di Berlino.
Professor Kattenbusch come giudica la situazione attuale dell’italianistica tedesca?
Ricordo che il Corriere d’Italia nel numero dello scorso settembre intitolava sulla prima pagina “La catastrofe scuola”. Bene, la stessa espressione si può applicare alle università parlando della “catastrofe universitaria”, oppure per dirlo in modo più preciso della catastrofe della politica culturale.
In cosa consiste questa catastrofe dell’università?
Pensi che nel 1980 la Germania occidentale spendeva per ogni studente 4.600 Euro. Questa quota è salita fino al 2001 a 6.300 Euro. Tuttavia, se teniamo presente l’evoluzione dei prezzi in questo periodo, ci risulta un calo delle spese per l’insegnamento per ogni studente del 15,4%. Lo sappiamo tutti, che nella situazione economica attuale anche lo Stato tedesco deve risparmiare. Ma nessuno è stato in grado di spiegarmi il motivo per cui il settore dell’istruzione debba venire colpito in proporzione così eccessiva.
Ci potrebbe quantificare in termini più precisi la dimensione dei tagli degli ultimi anni?
Ecco alcune cifre concrete: a Berlino nel bilancio doppio per gli anni 2004/2005 i contributi per le università sono stati ridotti di 54 milioni di Euro, in Baviera la riduzione ammonta a 116 milioni di Euro, in Assia nel 2004 a 30 milioni, in Bassa Sassonia nel 2004 a 40,7 milioni, e in Alta Sassonia dal 2006 in poi a 49,5 milioni.
Però queste riduzioni dei finanziamenti riguardano le università nel loro complesso. C’è una penalizzazione particolare per quanto riguarda l’italianistica?
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri” si legge nel romanzo di George Orwell, La fattoria degli animali. Ecco, questa frase si potrebbe senz’altro applicare anche alle discipline universitarie. Senza dubbio queste riduzioni (che talora comportano la chiusura completa di istituti) riguardano soprattutto quelle discipline che portano meno profitto. È evidente che queste enormi riduzioni avranno delle conseguenze fatali per gli istituti di filologia romanza e dunque per l’italianistica. Va anche aggiunto che spesso i criteri con i quali vengono realizzate certe riduzioni non sembrano evidenti: si ha l’impressione che la riduzione venga effettuata di preferenza là dove non si aspetta forte resistenza.
Com’è la situazione complessiva nella sua università, cioè la Humboldt di Berlino?
Quando nel 1996 ho iniziato a lavorare alla Humboldt-Universität, l’istituto di filologia romanza avrebbe dovuto avere 12 cattedre, come previsto dal piano strutturale. Ma non sono mai state attivate tutte e si è ricorso a supplenze. Poi due di esse (tra l’altro una cattedra per la letteratura italiana), sono state eliminate nel 1998. Quest’anno, in seguito alle ultime riduzioni, vanno perse altre quattro cattedre (inclusi tutti i collaboratori) delle dieci che erano rimaste. Ciò significa che il nostro istituto ha perso nell’arco di 6 anni il 50% delle cattedre attivate.
Devo dire che tagli ai finanziamenti sono all’ordine del giorno anche nelle università italiane. È un problema generale. Non le pare?
Sì l’ho sentito, ma se do uno sguardo all’Italia, dove soltanto l’istituto di italianistica di Firenze ha circa 50 docenti a disposizione, faccio fatica a nascondere una certa invidia. Oggi nel nostro istituto, vi è solo una cattedra a disposizione sia per la letteratura italiana che per la linguistica. E per fortuna abbiamo a disposizione un lettore che è stato inviato e pagato dall’Italia.
Come vede il futuro dell’italianistica in Germania?
In termini assai negativi. Se sono vere le voci che circolano, prossimamente in Baviera sopravvivranno soltanto tre dei nove istituti di filologia romanza esistenti (a Monaco, a Ratisbona e a Bamberga). Il governo della Bassa Sassonia prevede l’abolizione della romanistica all’università d’Hannover. A Gießen, in Assia, l’italianistica verrà sospesa non appena il titolare di letteratura italiana andrà in pensione. Insomma, temo che in futuro tutti gli istituti di filologia romanza dovranno subire una riduzione del personale, perciò cercheranno di salvare il salvabile. Il che significa che gli istituti minori dovranno, se mai sopravvivranno, sacrificare l’italiano, insegnando soltanto le cosiddette lingue maggiori, cioè lo spagnolo e il francese.